domenica 6 aprile 2008
LORENZO GERGATI NELLA GARA A TREVIGLIOUNA CARRIERA COSTRUITA PER GIOCARE A BASKET
UNA CARRIERA COSTRUITA PER GIOCARE A BASKET
Questa sera ho rivisto Lorenzo giocare dal vivo dopo qualche anno. Ammetto subito: una bella emozione.
Ho allenato Lorenzo per cinque lunghi anni della sua giovinezza, e di fatto anche della mia. Ho subito capito dopo pochi allenamenti nel pallone della Robur delle qualità di questo ragazzino appassionato di basket con l'argento vivo addosso. Ho cercato di assecondarlo nella sua crescita. Ho provato a dargli gli strumenti per crescere tecnicamente non perdendo però di vista la sua forte personalità. Più volte ho gioito per le sue numerose belle imprese, soffrendo anche per i momenti più difficili. Da giovanissimo capitava spesso (sopratutto giocando con i più grandi) di vederlo in lacrime per i falli che subiva o per le botte che prendeva... ma le lacrime in campo con la palla in mano e con una azione successiva da risolvere sono stati il miglior modo di forgiare un carattere che questa sera ho riconosciuto adulto e maturo. Sono felice per te Lorenzo. Sono felice anche un po' per me...
Sono felice perchè solo lui può sapere quanti sacrifici ha dovuto sopportare per arrivare a ottimi livelli. Solo lui può veramente sapere le ore di palestra supplementari per affinare la tecnica, per superare i problemi fisici o comunque per avere una marcia in più rispetto agli altri.
Ecco il perchè di questo post. Ecco perchè ci tengo a rendere pubblica una bella storia di sport. So che in molti leggeranno queste righe. Lo fanno anche molti dei ragazzi che alleno quest'anno o che ho allenato nel passato e che farebbero di tutto per arrivare al suo livello. Ecco sappiate che arrivare li significa aver fatto tante cose e molte decisive, come allenarsi duramente per molte ore, crescere fisicamente con un potenziamento muscolare determinante per certi livelli oppure dare impulsi importanti alla propria mente creandosi obiettivi ben definiti.
Ecco tutto questo è la storia di Lorenzo, rivisto questa sera dopo tanto tempo.
Ho poututo vedere all'opera Lollo nella gara casalinga di Treviglio contro Lumezzane. La partita è stata vinta da Treviglio di quattro lunghezze e Lorenzo dopo un inizio di partita davvero esaltante ha chiuso con delle statistiche importanti, anche se il pupillo numero uno del sottoscritto, è stato impiegato nell'inusuale ruolo di playmaker (vista l'assenza di Tanfoglio) anzichè quello più consono di guardia.
Lascio stare la partita di questa sera e quanto accaduto nel finale del match che non m'interessa particolarmente. Volevo però prendere spunto dalla bella partita di Lorenzo a Treviglio per spendere due parole sulla "persona" Lorenzo Gergati e sul modo di poter programmare una vita da giocatore.
Ho allenato Lorenzo dall'età di 11 anni fino ai 16, seguando in tutto e per tutto il suo iter nei campionati giovanili. Prima alla Robur et Fides e poi con il nostro passaggio alla Pallacanestro Varese, anche sull'altro colle di Varese.
Alla Robur appena uscito dal minibasket Lorenzo giocava già con quelli di un anno più grandi e spesso faceva "il mazzo" a molti di quelli dell'83, compreso suo fratello Tommaso. La stirpe è di quelle giuste avendo il papà Piero, evoluito per diversi anni nella massima serie.
Le prime apparizioni nei vari campionati open sono notevoli. Alla Robur con il suo compagno Matteo Gualco (altro figlio di ex giocatore) la coppia di piccoli targati Robur ne combina davvero di tutti i colori, in campo e fuori. Il passaggio alla Pallacanestro Varese insieme a Moraghi, Cola, Hendricks, Manzo, Lavit e appunto i fratelli Gergati (c'è anche Francesco il più giovane) è di quelli da copertina.
Lorenzo viene inserito nel gruppo di quelli dell'83 che naturalmente alleno io con ottimi risultati. Quell'anno vinse Milano tre in Lombardia, ma nella gara a Basiglio contro la squadra allenata di Basin (adesso a Desio) Lorenzo diede il meglio.
Nel gruppo 84 invece c'è terreno fertile di buoni giocatori. Jack Uccelli, Federico Ponchiroli e Francesco Riva formano una bel gruppetto di gente con gli attributi. Si perde il titolo regionale con Milano, ma le speranze sulle individualità sono alte. Nell'anno successivo le finali nazionali a Pesaro rappresentano un obiettivo alla portata. E in effetti ci qualifichiamo proprio per le finali Under 15 (allora Allievi). Peccato che per Lorenzo proprio qualche giorno prima di raggiungere Pesaro, durante una delle gare del Trofeo Giove a Monza, il nostro Lollo sia incappato in uno degli infortuni più brutti e devastanti a cui ho assistito in diretta.
Terzo tempo classico su una palla recuperata e caviglia sfasciata in meno di un nano secondo sulla ricaduta solitaria sul terreno di gioco. Una vera e propria sfortuna recuperata soltanto dopo qualche mese di gesso oltre che una operazione di riduzione ossea comunque rischiosa.
Ecco da quell'episodio davvero sfortunato (ammetto di aver pianto per diversi minuti durante la prosecuzione dell'incontro con Lorenzo portato via in ambulanza) nasce si può dire la seconda vita sportiva di Lollo.
Il recupero fisico e tecnico è stato ben curato e grande è stata la determinazione messa in campo da Lollo che di fatto mi ha veramente colpito. Da quel momento, da quel recupero, da quella difficoltà a mio parere Lorenzo ha tirato fuori il meglio di sè diventando di fatto già un giocatore. Per volontà, per determinazione, per attitudine da quel momento la sua ascesa è stata un moto inarrestabile.
Dopo le annate Cadetti e Juniores con due scudetti cuciti sul petto, di cui uno con la nomina come migliore giocatore delle finali, le prime squadre del Campus (in B/2 a soli 17 anni da protagonista) e della Robur et Fides sono state la migliore esperienza per fare un po' di gavetta.
Poi la chiamata in serie A a Biella e dopo due stagioni quella successiva di Pavia con un ruolo da protagonista. Ecco la strada che porta al successo. Qualche mese di stop dopo lo sfortunato epilogo dei play-off promozione tra Pavia e Pesaro e il ritorno al basket giocato e Lumezzane.
E siamo arrivati velocemente a questo pomeriggio, all'abbraccio che mi ha voluto riservare all'incontro al palazzetto, agli sguardi di approvazione durante le azioni più importanti della gara ai saluti finali del post partita anche se con l'amarezza di una sconfitta.
Ma nemmeno la più bruciante delle sconfitte potrebbe intaccare di un solo centimetro tutto quello che è stato vissuto insieme per diventare quelli che siamo diventati.
"Grazie Lorenzo di essere stato un mio giocatore. Grazie di esserlo anche se non ti alleno più. Grazie di essere te stesso nel migliore dei modi."
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