Nuovo articolo sulle mie dimmissioni da Bluorobica pubblicato nell'edizione on-line dell'Eco di Bergamo (
QUI). Pubblico volentieri l'articolo e senza nemmeno commentare... magari più avanti.
Articolo da l'Eco di Bergamo versione on-line (martedì 18 giugno):
Che la fine del rapporto tra il responsabile della Blu Orobica, Andrea Schiavi e il sodalizio presieduto da Paolo Andreini desse vita a differenti interpretazioni era, pressoché, annunciato. Del resto, specie, negli ultimi tempi della pur duratura convivenza (la bellezza di nove anni) era venuto meno l'idilio tra il quarantacinquenne tecnico varesino e sopratutto la compartecipata società del numero uno Gianfranco Testa, fresca del passaggio nella Lega due-silver.
“Sponsor” sin dall'inizio di Schiavi, è stato Andreini, lo stesso che ha preso la decisione di interromperne la collaborazione, a detta di molti, sofferta. Quale la ragione del mancato rinnovo del contratto? Secondo i bene informati, Schiavi aveva sottoposto al club di appartenenza un ambizioso progetto ritenuto non alla portata con i costi a bilancio. Ma argomento economico a parte che ha avuto in ogni caso una palpabile incidenza, a deteriorare i rapporti, con la Comark, sono sopraggiunte divergenze di vedute sempre più continue.
Discorso di fondo: le non esaltanti prestazioni in prima squadra di giocatori prelevati, come da specifici accordi, appunto dalle giovanili di Schiavi. Considerazioni queste, però, puntualmente rigettate da Schiavi il quale a buon diritto ha comunque, legittamente posto sull'altro piatto della bilancia i lusinghieri risultati conseguiti ovunque dalle formazioni da lui forgiate. Certo, occorre stabilire se l'obiettivo fosse stato quello di privilegiare titoli e medaglie ad iosa a livello dei vari team oppure di fornire al coach di turno il maggior numero di baby già utilizzabili nelle categorie superiori. L'optimum sarebbe stato di coniugare al meglio l'una e l'altra aspettativa ma pretendere la botte piena e la moglie ubriaca è quasi sempre impossibile in qualsiasi campo.
Arturo Zambaldo