sabato 7 gennaio 2012

RIUNIONE PAO A SANTARCANGELO
MIGLIORAMENTO CON L'UTILIZZO DEGLI SCHEMI

RIUNIONE PAO DEL 4 GENNAIO 2011 A SANTARCANGELO
“MIGLIORARE UN GIOVANE GIOCATORI CON L’UTILIZZO DI GIOCHI A TERMINE”


“Non tutto quello che affronti può essere cambiato, ma se non inizi a ragionare con la tua testa e a fare qualcosa concretamente per il futuro delle persone a cui vuoi bene, allora sarai solo uno spettatore di un domani più triste.”

Premessa 1) Non penso di essere un buon allenatore, non penso di essere un buon insegnante, non penso di possedere qualità tecniche speciali, come non penso di conoscere la pallacanestro nel dettaglio. So però che ascoltare e guardare le “risposte” delle persone che alleni tutti i giorni; valutando sguardi, atteggiamenti, emozioni… può aiutare profondamente i propri modi di essere. Tutti questi feed-back hanno modificato profondamente il mio modo di essere allenatore e istruttore; in allenamento, in partita e anche fuori dal campo.

Nel corso degli anni, ho sempre cercato di chiedermi se quella cosa che avevo detto, quella che avevo cercato d’insegnare, quell’atteggiamento che avevo tenuto…, aveva fatto veramente migliorare la persona che avevo di fronte. Se era servita veramente. Spesso mi sono dimenticato che ero li per i ragazzi con cui stavo e non il contrario. Molte volte mi dimenticavo che io ero lo strumento per il loro miglioramento e non qualcosa di diverso.

Su questa visione delle cose spesso ho fallito e solo tempo, esperienza, capacità di autocritica, analisi, ascolto, visione degli altri, consigli di gente più esperta… hanno prodotto in me dei cambiamenti.

Ho cercato di ascoltare a cuore aperto quello che gli altri (anche se spesso più giovani di me) hanno cercato di dirmi. Se non avete paura di rendervi vulnerabili, ascoltate tutti e poi guardate dentro il fondo del vostro cuore quello che è rimasto. Da li partite e siate d’esempio per i vostri ragazzi.

Premessa 2) Giusto per essere chiari, tutto quello che dirò e farò questa sera è il frutto dell’idea che mi sono fatto dell’insegnamento della pallacanestro in ambito giovanile a livello personale e che trasformo in atti concreti con le mie squadre. Fare poi l’RTT della Lombardia è altra cosa. Metto a disposizione la mia persona e parte delle mie competenze, per fare al meglio quello che mi viene chiesto dal Comitato Regionale e dal Settore. Specifico la cosa perché non vorrei che si confondessero i ruoli.

Come migliorare un giovane giocatore con uso degli schemi:

fin dalla categoria Under 14 (fine Under 13) inseriamo dei giochi di movimento organizzati;
schieramenti diversi per situazioni (spesso) simili;
è più facile far apprendere a questa età delle cose (all’apparenza) difficili, ma che a 17 anni, sarebbero ancora più complesse da insegnare e apprendere;
eseguire uno schema per il giovane giocatore è un problema da risolvere;
stare in una posizione, eseguire un movimento pre-ordinato, saper usare entrambe le mani, guardare i compagni, guardare i difensore, capire le situazioni, ascoltare le indicazioni;
all’interno dei giochi, dare importanza massima alla lettura dei vantaggi più efficaci da sfruttare;
una volta che si è preso un vantaggio, cercare di mantenerlo e (se possibile) concretizzare;
chi è libero tira se è in un posto dove ha buone (qualche) probabilità di fare canestro;
alternare azioni con chiamata ad azioni di lettura;

Principi di massima di tutti giochi a chiamata:
almeno tre/quattro giocatori devono toccare la palla nei primi tre passaggi;
ogni azione deve (dovrebbe) avere almeno un ribaltamento;
ogni azione deve (dovrebbe) avere almeno un blocco fatto bene;
l’azione può avere anche più blocchi, seguendo questa scaletta cronologica: 1° cieco, 2° diagonale, 3° sulla palla;
solo dopo i primi tre/quattro passaggi è possibile prendere iniziativa in palleggio (a meno che non ci sia già un vantaggio irrinunciabile);
dopo tre passaggi, dopo il (i) blocco (blocchi), dopo un ribaltamento, costruire azioni di 1 contro 1 di tipo dinamico;
non si rinuncia mai ad un tiro da liberi (vale 2 errori);
chi va per liberare un compagno in uscita con blocchi ha diritto di precedenza sui giri verso il canestro;

Gioco numero 5 (schieramento 5 fuori):
chi passa la palla si allontana dalla parte opposta al passaggio;
chi non riceve tagli veloce al ferro; poi post basso, poi blocco cieco
dall’angolo per ribaltare
sul ribaltamento blocco cieco e mi apro per ricevere
secondo ribaltamento blocco sulla palla

Gioco numero 2 (schieramento 4 esterni uno nel cerchio):
dai e segui d’ingresso
passare la palla in angolo
arrivare al ferro, sfruttando il blocco cieco
chi passa la palla si allontana
il giocatore interno dopo il blocco cieco si apre (vantaggio?) per ribaltare
secondo ribaltamento blocco sulla palla

Perché i giocatori con questo sistema migliorano:
sono fortemente motivati a fare una cosa difficile, complessa, e da grandi…;
una volta che se ne imparato uno è più facile insegnare il secondo, il terzo, il quarto…
capiscono immediatamente i vantaggi e diventano ancora più motivati;
si limitano nell’abuso dell’1 contro 1 dal palleggio di tipo statico;
giocano costruendo (spesso) per gli altri e poi anche per se stessi;
danno grande valore alle collaborazioni;
dopo esercizi trovano il miglior timing nelle azioni di squadra;
dopo esercizi automatizzano gesti e movimenti, migliorando le esecuzioni (differenza tra solfeggio e suonare subito Chopin)
più diventano grandi e più devono migliorare le esecuzioni in maniera analitica;
anche i giocatori più alti vengono coinvolti obbligatoriamente;

Conclusione: Nel nostro mondo dove ognuno di noi vorrebbe insegnare qualcosa ad un altro, mi rendo sempre più conto che spesso la vera capacità di riuscire ad entrare nell'intimo di qualcuno, insegnando qualcosa di vero, sta nel guardare, ascoltare e riconoscere nell'altro le cose belle e meritevoli che risiedono già dentro di lui e che vorremmo emergessero.

Spesso ci perdiamo in grandi discorsi, sia in termini tecnici che tattici che di atteggiamento sul modo di essere persone e atleti migliori, in realtà non ci rendiamo conto che tutte queste cose, chi ci sta di fronte, le ha già dentro di se.

Infatti il vero modo di educare è quello di tirare fuori le potenzialità che sono già dentro le persone con cui abbiamo a che fare.

Ci dovremmo convincere di questo nonostante l’inevitabile voglia e necessità di far risaltare il nostro modo di essere, la nostra personalità e le nostre conoscenze.

Scavare nel profondo delle persone, ricercando doti e attitudini da far emergere, è un compito difficile ma necessario per ritrovarsi poi un giorno con la soluzione in mano e con una persona migliore di fronte.