mercoledì 18 giugno 2014

RASSEGNA STAMPA DAL QUOTIDIANO "LA PREALPINA" DI VARESE
"UN DIVORZIO CHE FA MOLTO DISCUTERE"


Le due Varese e Andrea Schiavi, un “divorzio” che ha fatto molto rumore. L’interruzione dopo soli undici mesi dell’accordo tra Pallacanestro Varese e Robur et Fides, che aveva riportato in città il tecnico tre volte campione d’Italia nove anni dopo il suo trasferimento a Bergamo, e la scelta del club di via Marzorati di puntare sull’esperienza di Franco Passera anziché sul progetto innovativo legato a Schiavi per coordinare la serie B e il settore giovanile, hanno fatto discutere molto l’ambiente del basket varesino.

E dalle considerazioni degli “addetti ai lavori” traspare il senso dell’occasione persa per dare una svolta al movimento giovanile cittadino che torna a dividersi per l’ennesima volta, e per non aver sfruttato al meglio una “eccellenza” cittadina come Schiavi. Ad aprire la “carrellata” dei pareri è Fabrizio Garbosi, dal 2003 al 2011 alla Robur et Fides tra giovanili e DNB: «I presupposti di un accordo che per l’ennesima volta provava ad unire Pallacanestro Varese e Robur dopo tanti tentativi andati a vuoto erano già discutibili: la storia dice che difficilmente avrebbe funzionato, e dunque Andrea era nel mezzo di una situazione senza sbocchi. Per quanto riguarda la Robur, è la classica scelta di una società che non ama guardare al futuro ma è fortemente legata alle sue tradizioni, preferendo la sicurezza della continuità allo stimolo del cambiamento per crescere». 

Fabrizio Natola, allenatore di lungo corso nelle giovanili di via Marzorati e poi di piazza Monte Grappa, individua invece una soluzione probabilmente irrealizzabile: «L’accordo era l’idea giusta per migliorare la qualità del lavoro in palestra: da sempre l’unione fa la forza, e mettendo insieme gli elementi migliori di due vivai così numerosi sarebbero cresciuti anche i ragazzi, ovviamente con la persona adatta in palestra. Per quanto riguarda la Robur, l’innovazione deve portare vantaggi ed essere motivata: la soluzione ideale sarebbe stato quella di far coesistere Passera e Schiavi, ma evidentemente non c’erano le condizioni».

Simile il parere di Gianni Chiapparo, prima allenatore alla Robur e poi dirigente su entrambi i fronti e artefice dell’ultima collaborazione giovanile datata 2007/2008: «Varese perde un’eccellenza, e visto che quest’anno Passera e Schiavi avevano già lavorato sotto lo stesso tetto auspicavo che riuscissero a collaborare insieme alla Robur. Spiace soprattutto che il progetto di collaborazione giovanile non prosegua: l’idea era valida ma per l’ennesima volta l’accordo è durato poco. La sana rivalità va bene per le fasce basse delle giovanili, ma nelle fasce alte mettersi insieme permette di produrre giocatori per la B e potenziali prospetti per la A».

L’addio di Schiavi risulta incomprensibile a Vincenzo Crocetti, per anni responsabile del Minibasket della Pallacanestro Varese che da tredici anni ha il proprio centro a Casciago: «Non capisco. Essendo super partes, Schiavi era la figura perfetta per portare avanti questa collaborazione coordinando l’investimento compiuto dalle due società. Poteva essere l’opportunità per una svolta importante, ma dopo pochi mesi è stato esautorato da una delle due parti in causa e poi lasciato a casa dall’altra dopo aver raggiunto due finali nazionali. O ci sono stati problemi comportamentali, e conoscendo bene Andrea mi sento di escluderlo, o c’è qualcosa che non va…».

 Sulla stessa falsariga si esprime Matteo Miglio, per anni nei quadri delle giovanili di Varese con Schiavi, ora spostatosi a Lugano: «Non riesco a cogliere le ragioni di questa scelta: se era bastato un solo anno di lavoro per ottenere risultati così brillanti, mi chiedo cosa sarebbe scaturito dando continuità al progetto per qualche anno E da esterno non capisco la logica per la quale sia la Pallacanestro Varese che la Robur hanno optato per l’interruzione del rapporto: se lasciato lavorare avrebbe rivoltato come un calzino tutto l’ambiente, forse proprio per questo è finita così».