
Un noto professore universitario, David Ausubel (non so chi sia però l'ho letto da qualche parte) lanciò questa provocazione: "Se volete avere degli alunni che vi seguano nelle lezioni e che da voi impareranno tutto, iniziate ad insegnare le cose che loro già conoscono!"
"La conoscenza è costruita nella mente di colui che impara"
Sono rimasto folgorato che da questa intuizione di sto tipo che di fatto esalta l'allievo e depone meno potere all'insegnante.
Nella formazione degli allenatori di basket, ma si potrebbe tranquillamente parlare di qualsiasi altro tipo di formazione, la lezione "Ex cathedra" dove il professore di turno possiede la verità e la spiega a quelli di fronte a lui, è il metodo più diffuso per concepire insegnamento e apprendimento.
Ho sempre sostenuto e lo ribadisco ancora di più oggi, che il vero insegnante di pallacanestro non è colui che cerca di travasare quello che lui ha imparato dai libri, dai corsi o dalla propria esperienza personale, vomitandolo addosso ai suoi inermi allievi, ma al contrario il vero insegnante è colui che con capacità sopraffina pone le basi dell'apprendimento cooperativo, dando "soltanto" degli spunti di crescita.
Giusto per farmi nuovi amici arrivo al dunque del titolo: "Insegnare i fondamentali? Si ma come? Mera ripetizione o esaltare le qualità!"
Nel passato, fino a 15 anni fa, credevo che la mera ripetizione di esercizi uno contro zero potesse portare ad un miglioramento dei fondamentali dei miei ragazzi. Ero convinto di sta roba, ci credevo e passavo le ore a pensare nuovi esercizi, a studiare progressioni sempre più interessanti e non mi rendevo conto che perdevo solo del gran tempo.
Da un po' di anni a questa parte ho abbandonato questa politica e con esercitazioni sempre più mirate e complesse, cerco di far esplorare ai ragazzi che alleno, in parte quello che loro già conoscono bene, rinforzando le certezze ed esaltando le qualità, e in parte cerco di allenare le persone a eseguire scelte e movimenti più velocemente del pensiero che le accompagna. Tutto questo per: 1) dare qualche certezza in più (vale il discorso del professore di prima) 2) trovare il modo di entrare nell'intimo degli allievi 3) aperta la porta della mente entrare a fare ordine 4) cuorisità, interesse e divertimento possono essere una buona base di partenza, per poter progredire.
Cose difficili in effetti da spiegare.
Faccio un esempio che così io per primo mi chiarisco le idee.
Ho avuto nel recente passato un ragazzo che pur essendo uno dei più forti giocatori che io abbia mai allenato, non pallaggiava mai con la mano debole. Non lo faceva neppure con la pistola puntata alla tempia.
Tutti gli allenatori del mondo l'avrebbero preso e gli avrebbero legato la mano forte, per obbligarlo a usare anche l'altra mano.
A contrario di questa logica comune e largamente condivisa dalla maggior parte delle persone normali, (di cui io non faccio parte) in un primo momento non ho fatto nulla di particolare, se non cercando di migliorare ancora di più l'utilizzo della sua mano forte, dandogli qualche strumento in più per superare il problema di usare una mano sola.
Ma come? Dirà la maggior parte di voi. In effetti è stato così. Ho rinforzato ancora di più le sue qualità cercando di nascondere le debolezze. In un secondo momento è stato lui stesso (sinceramente non so ancora il perchè e mi guardo bene dal chiedere a lui sta roba) a venire da me a chiedere di poter migliorare la sua mano debole.
A questa richiesta ho ceduto volentieri perchè la situazione a volte era davvero imbarazzante e da "bravo" allenatore mi sono messo a disposizione per poter farlo migliorare anche da quella parte. Il risultato conseguito ad oggi è sufficiente, anche se si potrebbe fare certamente meglio, però quello del risultato finale è un altro tipo di discorso. Mi interessa chiarire il concetto di insegnamento-apprendimento.
Cosa ho ottenuto da questo fatto?
Beh semplice. Se fossi stato io il primo a fare la prima mossa (come la maggior parte dei bravi allenatori avrebbe fatto) avrei posto la mia figura sopra la sua, con tutti i problemi che una gestione di questo tipo comporta. Qua si parla di un problema relativamente semplice, tipo l'utilizzo della mano debole, ma con un po' d'immaginazione e di fantasia sarà facile per voi trasferire questa veduta delle cose a fattori e o a prerogative un più importanti. La forte personalità di un ragazzo a contrasto con quella dell'allenatore, la caparbietà che a volte si trasforma in egoismo pericolosa per la crescita di un gruppo, il troppo affidarsi al talento a discapito della concretezza... potrebbero essere tutti temi importanti per cui a volte nascono conflitti determinanti per carriere di giocatori o allenatori stroncate sul nascere.
Nel nostro caso quindi la scelta personale di questo giovane di chiedermi di farlo migliorare ha cambiato le carte in tavola e mi sono ritrovato con uno che voleva a tutti i costi migliorare, perchè lui riteneva un problema questo stato delle cose. Non io, lui!
Potrà sembrare banale, ma vi assicuro che se applicato a molte delle cose che facciamo, diciamo e pensiamo tutti i santi giorni, questo piccolo trucchetto fa cambiare la veduta di molte cose. Non siete voi che volete insegnare ai vostri giocatori come si gioca, sono loro che vogliono imparare. Cambia la prospettiva.
E' diverso. E questa diversità, alle volte fa la differenza!
Non fate ripetere a vuoto ore e ore i fondamentali che vi hanno insegnato nei corsi allenatori, esaltate le qualità dei vostri ragazzi e vi ritroverete delle menti aperte in mano da poter far progredire.