
Prendo la palla al balzo di una foto inviata da un amico, per descrivere tutte le mie perplessità su situazioni "di sistema" che fatico a comprendere e a giustificare. Nel mio modo di fare, sia come allenatore, sia nell'ambito lavorativo a Follonica ho a che fare con tante persone. Ad ogni inizio percorso, confrontarsi nella disponibilità di ognuno, il chiarire gli obiettivi personali e di gruppo e il trovare la strada per raggiungere tali obiettivi sono i valori su cui costruire dall'inizio alla fine il percorso di collaborazione. Così come non posso pensare di dire una cosa e di farne un altra con i miei collaboratori, non ammetto nemmeno che mi venga detta una cosa e poi, dopo un ora, un giorno, un mese, un anno questa cosa venga in qualche modo disattesa dagli interessati.
Nelgi ultimi tempi passaggiando qua e la in ambito federale, spesso questa semplice equazione esposta in precedenza viene sistematicamente disattesa. Senza per questo pensare a un potere occulto che dall'alto manovra Tizio, Caio e Sempronio (diciamo alla Moggi) oppure senza pensare ad una regia ad hoc architettata per far vincere chissà quale congregazione di persone... rimane il fatto che nelle istituzioni difficilmente si ragiona: persone, obiettivi, strada da percorrere.
Senza entrare nel merito nella difficile gestione filosofica d'impostazione della Federazione e di ogni progetto per cui le regole le propongono i tecnici e le approvano (a gradimento o meno) i politici, qualsiasi progetto d'innovazione è spesso sottoposto ad un tiro incrociato da più parti che alla fine cambia nella maggior parte dei casi in modo sostanziale obiettivi e valori iniziali.
Penso sia una grande cambiamento di valore positivo ricercare la migliore strada per fare le cose il meglio possibile attraverso condivisione e valutazione delle varie esperienze, ma senza che nessuno si offenda, se questa condivisione fa cambiare nella sostanza contenuti e finalità, o peggio ancora se il sistema cerca di far passare il concetto per cui si ascoltano tutti e poi decidono sempre gli stessi, senza prendere in considerazione niente di quanto portato a conoscenza dai così detti "esperti", allora è meglio ritornare ai regimi bulgari e/o autoritari dell'impero romano in cui uno comanda e gli altri si adeguano. Salvo poi in questo caso ritrovarsi "avvelenati o uccisi" dai vicini per la conquista del potere. Imperatori docet.
Sinceramente non conosco soluzioni alternative rispetto a quanto esposto in prima battuta. Creare gruppi di lavoro validi per competenze, dando mandato di predisporre progetti, mi sembra una grande cosa. Rimettere sotto fuoco incrociato le valutazioni e le espressioni di queste professionalità, con altre persone, mi sa alla lunga di presa in giro. A progetti con persone, obbiettivi, strada da percorrere, s'intrappongono altre persone, altri obiettivi altre strade da percorrere. Ma così facendo la strada per il miglioramento non solo è inesorabilmente più lunga, ma è anche molto tortuosa e il rischio di perdersi c'è e come.
Che sia arrivato il momento di cambiare passione dandosi alla pesca?