mercoledì 13 gennaio 2010
VOLETE SCOPRIRE IL VOSTRO LATO NASCOSTO? FATE IL TEST PUBBLICATO E SARETE SORPRESI
Ho ricevuto per mail nei giorni scorsi questi test da fare da soli, rispettando le regole del gioco. In tutti i test c'è qualcosa di sorprendente, ed è per questo che ho deciso di pubblicarli sul blog. Per iniziare il gioco dovete cliccare QUI
Mi raccomando rispettate le regole non andando a vedere le soluzioni finchè non date una risposta.
lunedì 11 gennaio 2010
RUBRICA ALLENATORI DI BASKET GIOVANILE MARUZIO MASSARI COACH A MONTEGRANARO
Intervista a Maurizio Massari (Responsabile Tecnico a Montegranaro)
D: Cosa significa per te costruire un buon settore giovanile?
R: Alla base di un buon settore giovanile ci devono essere idee progettuali potenti condivise con la proprietà, idee operative penetranti condivise con lo staff, idee formative consistenti condivise con giocatori e famiglie. E in più, come in ogni team vincente, la voglia di sbattersi tutti quanti insieme, con ferocia ed allegria, ogni santo giorno.
D: Che cosa non può assolutamente mancare per avere un buon settore giovanile?
R: Le 3S: Società, staff, spirito.
D: Quali aspetti tecnici prediligi nel tuo modo d’insegnare la pallacanestro ai giovani atleti del tuo settore giovanile?
R: Da un punto di vista della formazione bisogna potenziare al massimo le capacità adattive del giocatore: dal punto di vista funzionale, gestuale, di gioco. Vorrei giocatori innanzi tutto quantitativi e plastici. Credo sia la base attraverso cui chi ha risorse riesca poi a diventare qualitativo a prescindere dai contesti in cui si troverà a giocare.
D: Come riesci a far capire ai tuoi giocatori l’importanza di allenarsi sempre al massimo, di diventare ottimi atleti prima che buoni giocatori, l’importanza di una dieta specifica…?
R: Attraverso la consapevolezza che esiste un progetto su di loro di cui gradualmente devono diventare protagonisti, e che per essere buoni giocatori quando sono in canotta e calzoncini devono essere innanzi tutto sportivi e atleti. Giocatore 3 ore al giorno, atleta 365gg/anno, sportivo finché vivi…
D: Nel tuo rapporto interpersonale con i ragazzi che alleni quale metodo pedagogico usi per ottenere sempre il massimo?
R: Il loro coinvolgimento, sia negli aspetti individuali che sul team.
D: Nella tua carriera di allenatore di settore giovanile la presenza di genitori e/o familiari (amici) ingombranti che hanno rappresentato un problema per il miglioramento dei giovani giocatori che allenavi ci sono stati? E se si in che in modo hai risolto la questione?
R: L’ambiente relazionale di un giocatore esiste a prescindere e può essere una risorsa al nostro progetto in percentuale variabile; il nostro obiettivo credo debba essere che questa percentuale non scenda mai al di sotto dello 0%.
D: Quali sono, secondo il tuo parere, i tre maggiori problemi per il basket giovanile in Italia e se vuoi dicci come faresti a risolvere questi problemi?
R: Il fatto che nelle categorie giovanili l’aspetto risultato troppo spesso venga anteposto agli aspetti di crescita, il fatto che manchi una cultura della progettualità sul singolo giocatore, il vuoto formativo esistente dai 18 ai 21 anni. Le soluzioni stanno tutte nella crescita consapevole di una classe di veri istruttori giovanili, e di dirigenti che li identifichino e li valorizzino.
D: Che consiglio daresti ad un giovane allenatore che voglia specializzarsi sulla formazione di buoni giocatori a livello giovanile?
R: Crearsi dei “tutor” personali con cui relazionarsi realmente e su più piani; occorre interessarsi della propria formazione al di là della nostra cultura tecnica di basket: serve analisi funzionale, sensibilità relazionale, visione progettuale. Ottimo confrontarsi con istruttori di sport individuali, ad esempio.
D: In ultimo qual è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello giovanile?
R: Rendere consapevoli i ragazzi delle loro potenzialità ed aiutarli a realizzarle.
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