giovedì 11 marzo 2010

POZZECCO E MENEGHIN AMICI DELL'ADMO
DIVENTARE DONATORE ADMO E' SEMPLICE


Articolo tratto da "La Provincia di Varese"

VARESE: Non sono riusciti a stare seri nemmeno questa volta, ma è la loro forza e noi speriamo che restino così - gigioni, matti, amici - per sempre. Pozzecco e Meneghin uno di fianco all'altro sono una miscela micidiale capace di portare indietro il tempo e di smuovere le montagne: ieri mattina si sono trovati insieme all'Ospedale di Circolo di Varese per raccontare la loro voglia di solidarietà. La bellissima storia che sta dietro alla mattinata di ieri è stata raccontata su queste pagine qualche giorno fa, e ha commosso tutti quelli che l'hanno letta. E' la storia di Tarcisio Vaghi, allenatore varesino (assistente di Magnano, poi di Crespi in LegaDue e a Teramo) che la scorsa estate ha scoperto di avere la leucemia. La sua vicenda ha coinvolto in pochi mesi tutto il suo mondo, tutto il mondo del basket che si è mobilitato ed è sceso in massa a fianco dell'Admo (associazione che riunisce tutti i donatori di midollo osseo): tantissimi i giocatori del varesotto che, dalla serie D in su, hanno deciso di mettersi in gioco per aiutare chi sta male. Potevano mancare il Poz e il Menego? No, e infatti ieri i due eroi della Stella si sono presentati di buon mattino al centro trasfusionale dell'ospedale di Varese per sottoporsi al prelievo necessario per entrare nella banca dati dell'Admo.
«E' andata benissimo - attacca il Menego - anche se di mattina presto e a digiuno c'è mancato poco che restassimo stesi sul lettino: invece ce l'abbiamo fatta, dentro le vene abbiamo un po' di sangue in meno, ma la consapevolezza di avere fatto qualcosa di grande per gli altri». «Sei sicuro - lo interrompe il Poz - di avere aiutato qualcuno? No perché quando sei uscito dallo stanzino del medico ho visto che l'infermiera gettava nel lavandino il tuo sangue scrollando la testa?».

Eccoli, i due matti che fino a qualche anno fa facevano ammattire gli avversari e adesso si ritrovano insieme per un grande gesto di solidarietà. «Sono cose che vanno fatte - dice Meneghin - e vanno fatte con il sorriso sulle labbra e un po' di voglia di riderci su e di sdrammatizzare». «Nella nostra vita - gli fa eco Gianmarco - non abbiamo mai fatto niente di utile per gli altri, adesso è giusto recuperare: siamo diventati donatori Admo, e stiamo per lanciare un'altra importante iniziativa. Si chiama ?Regala un capello a De Pol?, e ha l'obiettivo di restituire a Sandrino quella chioma bionda e fluente che un tempo l'aveva reso famoso e che oggi è solo un lontano ricordo».

Già: Poz e Menego hanno sempre fatto tutto con il sorriso sulle labbra, ed è stata proprio questa la loro forza. Ora sono donatori Admo, e il loro vuole essere un esempio: «L'abbiamo fatto noi - dicono - lo possono fare tutti, anche perché il numero di donatori è ancora incredibilmente basso rispetto a quelli che hanno bisogno di un trapianto». Già, terribilmente basso: il rapporto di compatibilità è di uno a duecentomila, ed è per questo che c'è bisogno di tutti. Diventare donatori è semplicissimo (chiamate il numero 0332 - 278240), e sebbene in tanti continuano a pensare il contrario è un procedimento indolore e privo di qualsiasi rischio.

La storia di Tarcisio si è sparsa in un attimo in tutta Italia, e ieri mattina a immortalare il prelievo di Meneghin e Pozzecco c'era anche una troupe di Sky guidata dal telecronista Geri De Rosa (donatore Admo anche lui, già da qualche anno) che ha girato un servizio andato in onda nel pomeriggio. Ad accogliere i due neo donatori c'era anche Anna Bo, fino allo scorso anno giocatrice di pallavolo alla MC-Carnaghi prima della scelta di smettere. «Perché - dice - ho deciso di stare a fianco del mio compagno, ho scelto di aiutarlo e di seguirlo passo dopo passo. Chi è il mio compagno? Tarcisio Vaghi, che domande».
Francesco Caielli

"VI SPIEGO LE AMICIZE DA EVITARE...
NO A BULLI, DOPPIOGIOCHIESTI E CICCIOBELLI"


Dalla Provincia di Varese

GALLARATE (ri.s.) «Il bullo, il doppiogiochista e il cicciobello». Ovvero le amicizie da evitare secondo don Antonio Mazzi.
Il fondatore di «Exodus», venticinque anni trascorsi a recuperare «gli irrecuperabili», ha parlato di droga, agli studenti delle «Majno-Cardano», senza nemmeno citarla una volta. Ma li ha messi in guardia da tutto quello che può portare a dipendere dagli stupefacenti. Come appunto le amicizie sbagliate, spesso il modo migliore per finire nel tunnel della droga.

Occorre quindi diffidare del bullo, «uno stronzo emerito, un timido che si comporta così perché è l'unica maniera per affermarsi», così come dei gregari che lo circondano e stanno al suo gioco.

C'è poi il doppiogiochista, quello che sviluppa una vera e propria seconda professionalità: bravo ragazzo di fronte a genitori e insegnanti, discolo se non peggio con i coetanei. Infine, il «cicciobello», ovvero il bambino viziato, «un ragazzo debole che diventerà un uomo debole».

Oltre al rapporto con gli altri, don Mazzi ha invitato a vivere serenamente il rapporto con il proprio corpo.

«Il Padre eterno non fa fotocopie», le sue parole, «a quest'età siete un albero che sta esplodendo, non abbiate paura di cambiare ogni giorno». Un pensiero, il fondatore di «Exodus» l'ha voluto riservare anche agli insegnanti. «Dovete capire gli aspetti migliori di questi ragazzi, la scuola vera è quella che coglie gli elementi positivi anche nel peggiore dei ragazzi, anche il più difficile di loro è molto migliore di quanto si pensi».

Perché nessuno è «irrecuperabile», come don Mazzi si sentì definire dal suo preside quando aveva l'età dei ragazzi incontrati ieri mattina. Definizione talmente azzeccata che non solo si è recuperato, ma da 25 anni dedica la propria vita agli «irrecuperabili di oggi, i miei tossicodipendenti».

domenica 7 marzo 2010

LA VERA PARTITA DA VINCERE A TUTTI I COSTI
TARCISIO VAGHI ALLENATORE VINCENTE


Pubblichiamo da "La Provincia di Varese".
Articolo di venerdì 5 marzo 2010.


Varese Soltanto lo sport, soltanto il basket sono capaci di regalare delle storie così, capaci di lasciarti un po' stupito e un po' ottimista a ripeterti che in fondo il mondo non è un posto poi così brutto. E come spesso accade, le storie più belle nascono dal buio di momenti terribili e difficili, raccontate dalla forza di persone speciali che nella vita non hanno mai mollato. Tarcisio Vaghi è un allenatore di basket, varesinissimo, testimone di quanto la nostra terra sia prolifica nello sfornare competenze e passioni legate alla palla a spicchi. Tutta la trafila delle serie minori, poi la panchina di Legnano prima di diventare responsabile del settore giovanile del Campus con uno scudetto nella categoria Cadetti che gli spalanca le porte della serie A. Assistente prima di Cadeo e poi di Magnano alla Pallacanestro Varese, capoallenatore a Castelletto in LegaDue, assistente di Marco Crespi a Casale e poi in A1 a Teramo: un ragazzo giovane, appassionato di basket e talmente bravo e fortunato da essere riuscito a trasformare la sua passione di sempre nel lavoro di tutti i giorni.

Poi lo schiaffo, forte e improvviso, che ha rimescolato le carte. L'estate scorsa i primi malesseri, gli esami, e la diagnosi: leucemia. Da quel giorno la vita del Tarci? è cambiata di botto: terapie da seguire, ospedali da girare, ma anche tante nuove persone da conoscere e tante storie da toccare con mano e condividere. Oggi Tarcisio è una delle tantissime persone in attesa di un trapianto di midollo osseo, e la sua esperienza lo ha portato a diventare un attivista dell'Admo, l'associazione che riunisce tutti i donatori.
La bella storia di cui parlavamo prima, la facciamo raccontare a lui: «Ho conosciuto, mio malgrado, un mondo nuovo. Ho scoperto che per guarire da questa malattia, per guarire davvero, c'è un'unica strada: il trapianto, perché tutte le altre terapie sono solo delle pezze che si mettono e che non risolvono la situazione. E proprio qui sta il problema».

Ovvero? Per poter essere effettuato il trapianto di midollo osseo occorre trovare un donatore che sia compatibile con il ricevente: e il rapporto di compatibilità è di uno a centomila, nel senso che per un donatore che va bene per me, ce ne sono centomila che non sono compatibili.

Quindi? Quindi è necessario fare informazione, trovare sempre nuovi donatori: tutti possono farlo e tutti dovrebbero farlo. E proprio in questo senso si inserisce la nostra bella storia.

Ce la racconti. "Io sono un uomo nato e cresciuto con la pallacanestro. E la pallacanestro ora si sta mobilitando, dopo che la mia vicenda è stata conosciuta da tutti: si è messo in moto un passaparola meraviglioso, che quasi mi spaventa. Tutto il basket varesino sta scendendo in campo, e tantissimi giocatori stanno diventando donatori Admo."

Per esempio? Due nomi? Meneghin e Pozzecco: lunedì prossimo saranno al nostro centro per il primo prelievo, e diventeranno ufficialmente donatori. E con loro tantissimi rappresentanti del mondo della pallacanestro varesina: praticamente tutta la squadra del Gazzada, per esempio, con i giocatori che hanno portato anche le loro mogli. Oppure Mario Di Sabato, storico playmaker delle nostre serie minori e oggi allenatore al Daverio.

Diventano donatori, perché? Perché mi conoscono, ma soprattutto perché è giusto. Ed è necessario fare una corretta informazione per sfatare delle convinzioni sbagliate: la donazione non è qualcosa di doloroso o di rischioso, anzi. Per diventare donatori è sufficiente un semplice prelievo, e si viene inseriti nella banca dati dell'Admo: quando si trova qualcuno compatibile con noi, si viene chiamati per la donazione che è un processo semplice e assolutamente sicuro.

Francesco Caielli

SEI TROPPO FORTE? SEDUTO IN PANCHINA!
DAI CAMBI OBBLIGATORI A PANCHINA PER TUTTI


Ho da sempre cercato di far passare il concetto che non ci sono pallacanestro diverse in base all'età. Ci sono giocatori più o meno diversi per età, capacità, sesso... che giocano allo stesso gioco dei grandi. La pallacanestro è una, non può essere diverso per uno che fa l'Under 14, giocare una partita di Basket, rispetto a Under 19, o a uno che gioca in serie D o in serie A. Cambiano gli attori ma la recita è per tutti uguale, almeno così dovrebbe essere.

Sempre nella nuove proposte che stanno prendendo piede in questi giorni (ma anche qui il tempo gioca a favore...) la proposta banale e che all'apparenza potrebbe anche sembrare legittima è quella che per le categorie Under 13 e Under 14 tutti i ragazzi coinvolti nella partita stiano fuori almeno un periodo.

Ora la regola parla di cinque giocaori nel primo periodo e tre giocatori da sostituire obbligatoriamente nel secondo periodo per un totale (minimo) di otto giocatori che giocano almeno un tempo da 10 minuti intero.

Ora la regola proposta parla di un tempo da 10 munuti completamente out. La motivazione (a quanto pare) sta nel non esltare troppo i ragazzini bravi che potrebbero giocare tutta la partita. E si siamo pazzi, uno bravo che gioca tutta la partita... e magari si diverte pure, e magari diventa anche forte e arriva in nazionale?? Ma no, non possiamo fare una roba del genere. Obbligato in panchina ben 10 minuti.

Totale generale facendo per bene i conti (non sono mai stato bravo in matematica, quindi al limite mi correggete) i ragazzi coinvolti con questo sistema di regole (invece che con il calssico 5+3 poi liberi) sono potenzialmente 7.

Se non sbaglio (la X sta per il quarto fuori):
1° quintetto: A - B - C - D - E
2° quintetto: A - B - C - D - X - F
3° quintetto: A - B - X - X - E - F - G
4° quintetto: X - X - C - D - E - F - G

Con questo semplice schema si vede (se non sbaglio) che i giocatori coinvolti in questa rotazione (se eventualmente un allenatore non si fida dei propri cambi) sono solo sette e non otto come la regola del 5+3 impone. Quindi da un lato si cerca (con la norma) di togliere potere ai più bravi, (poi non si capisce neanche perchè...) dall'altro si fa un bell'autogol, lasciando a poltrire in panchina tanti ragazzini che con questa nuova regola vedrebbero svanire nel nulla 10 minuti di utilizzo sicuro.

Pensare ad altro no e???

Ah... naturalmente chi non è d'accordo sulla possibile proposta che la FIP dovrebbe attuare può scrivere sempre a settore.giovanile@fip.it per dire la propria...

ABOLIRE IL TIRO DA TRE UNDER 14 E UNDER 13?
CI PIACE PROPRIO FARCI DEL MALE!


L'abolizione del tiro da tre nelle categorie Under 14 e Under 13 è una delle possibili proposte che la Federazione sta prendendo in esame visto il passaggio (il prossimo anno sportivo) della riga da tre punti dai 6,25 di quest'anno ai 6,75 della prossima stagione.

C'è stato qualche operatore del mondo giovanile, (tra cui il Presidente del Settore Giovanile in primis) che si sono da subito dichiarati favorevoli alla doppia riga. Cioè visto che i campi da gioco dovranno essere tutti modificati, in estate, con le nuove tracciature, pensare di lasciare la linea del tiro da tre "vecchia" per le fasce dei ragazzini più giovani poteva sembrare cosa di buon senso.

Alla luce di questa proposta, molte le levati di scudi sul fatto che la doppia tracciatura era veramente una follia e che per i tanti campi (con gare di livello nazionale einternazionale) era impensabile lasciare due righe. Oltretutto il Settore Agonistico della FIP ha proprio ribadito apertamente che non si può tornare indietro nella scelta (voluta dalla FIBA per il 2012, ma anticipata in Italia per il settembre 2010) e che la nuova tracciatura sarà obbligaotoria e vincolante per avere l'omologazione del campo da gioco.

Allora qual'è stata la controproposta "geniale" nata all'interno del Consiglio Direttivo del Settore Giovanile?. Eliminando il tiro da tre, eliminiamo anche il problema della presumibile difficoltà tecnica per ragazzi così giovani di tirare più lontano di 50 cm.

Siamo alla follia pura, ma vi assicuro che è nuda e cruda realtà di cui si sta parlando in questi giorni. Lo slittamento (in questo fine settimana) dell'approvazione del Consiglio Federale della DOA per la prossima stagione, ci permette nei fatti di avere un po' più di tempo per convincere chi di dovere che la proposta è folle e che va contro lo stesso principio del giocare a basket.

Mortificare di significato il giocare a basket per ragazzini Under 14 e Under 13, che anche attreverso l'emulazione del campione preferito che tira la "bomba", provano gioia e divertimento a giocare a pallacanestro, è veramente una follia che difficilmente trova eguali.

Oltretutto, se vogliamo proprio entrare nel merito della proposta, togliendo "solo" il valore del tiro da tre (che sarebbe comunque convalidato da due punti) non si elimina il problema dei tiri oltre l'arco per i ragazzini. I tiri ci sarebbero comunque e il fondamentale in questione verrebbe comunque eseguito. Sarebbe solo castrato il valore di una cosa importante che noi a tavolino stiamo decidendo di far valere meno. E come se per le categoria Under 19 e Under 17 si proponesse da dare un solo punto a chi si permette di fare uno schiaccione durante le partite giovanili.

Andiamo avanti... ma forse effettivamente si stava meglio quando si stava peggio...

Ah! se non siente d'accordo con l'istituzione di questa norma (togliere il tiro da tre) potete benissimo spedire una mail a settore.giovanile@fip.it dando i vostri suggerimenti del caso che saranno ben accetti, ne sono certo.