venerdì 8 gennaio 2010

RUBRICA ALLENATORI DI BASKET GIOVANILE
PAROLA A: UMBERTO VEZZOSI - VIRTUS SIENA


Intervista a Umberto Vezzosi (Responsabile Tecnico Virtus Siena):

Cosa significa per te costruire un buon settore giovanile? Sicuramente dare una dimensione alla società. Il settore giovanile costituisce le fondamenta, dimostra serietà, programmi futuri ed anche responsabilità sociale. Questo indipendentemente dal reclutamento. Si può fare settore giovanile bene anche con i ragazzi locali.

Che cosa non può assolutamente mancare per avere un buon settore giovanile?
Uno staff capace di fare un progetto e portarlo avanti, una società che crede nel progetto e supporta lo staff.

Quali aspetti tecnici prediligi nel tuo modo d’insegnare la pallacanestro ai giovani atleti del tuo settore giovanile?
Credo che l’insegnamento dei fondamentali individuali, tiro, palleggio, passaggio, gioco senza palla e difesa, debba essere completo. Si può e si deve variare questo insegnamento a seconda delle categorie. Diciamo che con under 17 ed under 19 negli ultimi anni ci siamo concentrati molto sul passaggio e sul gioco senza palla, anche se cerchiamo di individualizzare il più possibile l’insegnamento.

Come riesci a far capire ai tuoi giocatori l’importanza di allenarsi sempre al massimo, di diventare ottimi atleti prima che buoni giocatori, l’importanza di una dieta specifica…?
Soprattutto con degli esempi di grandi giocatori, o quando possibile di compagni di squadra. Sono utili dove possibile anche far parlare direttamente il giovane con questi campioni.

Nel tuo rapporto interpersonale con i ragazzi che alleni quale metodo pedagogico usi per ottenere sempre il massimo?
Noi cerchiamo soprattutto il coinvolgimento mentale del ragazzo. Deve capire che tutto quello che facciamo, rimproveri compresi, lo facciamo per lui. Che stiamo tutto il giorno a pensare come farlo migliorare e ne rendiamo lui a sua volta partecipe.

Nella tua carriera di allenatore di settore giovanile la presenza di genitori e/o familiari (amici) ingombranti che hanno rappresentato un problema per il miglioramento dei giovani giocatori che allenavi ci sono stati? E se si in che in modo hai risolto la questione?
In trenta anni di pallacanestro i genitori che mi hanno creato problemi sono stati 3 o 4 quindi una percentuale irrisoria. Questo è successo perché abbiamo un rapporto chiaro con tutti fin dal primo giorno in palestra. Coinvolgiamo la famiglia nella scelta della categoria (eccellenza, open o regionale) spiegando bene cosa comporta, diamo un’idea di massima del tempo di gioco che può aumentare o diminuire a seconda dell’impegno. Facciamo riunioni mensili con i genitori spiegando l’andamento del ragazzo. Mettiamo la scuola al primo posto, trattiamo tutti uguali, e soprattutto dimostriamo che teniamo ai loro figli.

Quali sono, secondo il tuo parere, i tre maggiori problemi per il basket giovanile in Italia e se vuoi dicci come faresti a risolvere questi problemi?
Primo: c’è troppa politica. Basta raccomandati, dobbiamo tornare alla meritocrazia. Secondo: servono più istruttori esperti e preparati. Io ho visto passare almeno quattro generazioni di allenatori giovanili e la prima era sempre meglio della seconda. Terzo: i ragazzi hanno troppi lussi, sono svogliati, sono circondati da procuratori, i genitori gli portano la borsa. Non hanno obiettivi chiari. La risposta alla risoluzione di questi problemi è facile. I migliori nei posti che contano, almeno un istruttore esperto per società, far arrangiare i ragazzi.

Che consiglio daresti ad un giovane allenatore che voglia specializzarsi sulla formazione di buoni giocatori a livello giovanile?
Il mio consiglio è di formarsi attraverso corsi e clinic, e fare qualche anno anche gratis in un buon settore giovanile facendo assistente ad allenatori competenti sia dal punto di vista tecnico ma anche metodologico.

In ultimo qual è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello giovanile?
Io non ho mai considerato questa professione un lavoro perché mi piace troppo. Io mi ritengo un’insegnante e veder crescere tecnicamente, fisicamente, ma soprattutto moralmente un ragazzo mi da la più grande soddisfazione.