sabato 15 febbraio 2014
CI HA LASCIATO UNA GRANDE PERSONA E UN OTTIMO AMICO UN EROE: GIANNI ASTI L'ALLENATORE DEGLI ALLENATORI
Ci sono persone che sono venute al mondo per fare del bene. Ci sono persone che comunque andrà la storia non si dimenticheranno mai. Ci sono persone che non ti fanno pesare mai i loro problemi, ma al contrario, più sono colpite duramente dalle vicissitudine umane e più regalano fiducia ed energia agli altri. Ci sono persone che hanno sempre una battuta buona per tutti e l'equilibrio delle parole è un modo d'intendere la vita...
Ecco Gianni Asti era uno di queste persone. Gianni Asti era una persona di cuore che ha speso tutta la sua vita per gli altri; per la pallacanestro, per i giovani e per i fondamentali del basket, di fatto le sue tre grandi passioni.
I Fondamentali che lui voleva vedere erano quelli semplici... usare la mano debole, passaggi a due mani mai in salto, usare il tabellone quando si tira da sotto, avere un buona visione periferica, non dover mai palleggiare troppo... quante volte ho sentito queste parole: "Deve migliorare i fondamentali" riferiti a questo o a quel ragazzo.
Per i Giovani Gianni ha speso tutta la sua vita. Ad iniziare dagli allenamenti presso la palestrina dell'Oratorio di San Vittore con i ragazzi nati nelle annate 1945-1946 dove per ore e ore insegnava perfino il gusto del cambio di mano frontale..., fino a proseguire agli ultimi consigli dati non più tardi di un paio di mesi fa ai ragazzi del 2001 della Robur. Uno spettacolo!
La Pallacanestro per Gianni era uno stile di vita. Il rispetto, oltre per Società e compagni di squadra anche e soprattutto per gli avversari, per gli arbitri. Mamma mia quante lavate di capo ho preso per qualche protesta di troppo.... Mi diceva: "Devi avere buoni rapporti con tutti e in più sei un educatore!". Per Gianni Asti vivere la passione per il Basket significava dimostrare a tutti che era possibile essere corretti e leali anche in un mondo difficile e a volte subdolo come il basket, soprattutto quello degli ultimi anni. Denigrava e soffriva nel vedere gli interessi economici a tutti i costi, il proliferare anche a livello giovanile dei procuratori... si faceva sempre dei dubbi su certe carriere lampo di allenatori importanti... Insomma un vero e proprio Signore del nostro sport. Di quelli che è difficile trovarne altri cinque.
Dopo il ritorno estivo a Varese nel progetto Campus, il mio rapporto con Gianni era tornato ad essere per intensità e frequenza, quello degli anni 90 alla Robur et Fides. Dovendo spostarmi spesso tra Bergamo e Varese, mi capitava di viaggiare insieme a lui passandolo a prendere in Viale Certosa. Tanti discorsi, tante emozioni, tante discussioni (anche) ma per lui l'unico fine era: il bene dei ragazzi. Anteponeva sempre il bene delle persone prima ancora di qualsiasi valutazione tecnica. Lo sforzo era sempre quello di trovare la via maestra per fare del bene. E lui mi spiazzava sempre con l'arte della pazienza. Io partivo magari forte con delle valutazioni e lui mi diceva: "Stai seminando, devi avere pazienza". Che uomo... che persona.
Proprio qualche giorno fa, dopo la nomina nella Hall of Fame del Basket italiano, vedendo che sulla targa della FIP c'era scritto Giovanni Asti anzichè Gianni, gli ho domandato il perchè di questa diversità. "Io mi chiamo Giovanni - mi disse - ma all'inizio della carriera di allenatore molti miei colleghi mi chiamavano Giannino, poi siamo passati a Gianni, ma io non mi sono mai preoccupato di spiegare e di correggere gli amici dicendo che mi chiamavo Giovanni. Per loro era comodo Gianni e a me andava bene che loro fossero felici."
Sabato 8 febbraio sono andato a trovare Gianni con il pc e con un filmato girato alla Robur con saluti e messaggi da parte di molti ragazzi del settore giovanile di Robur e Campus. Ha guardato il filmato visibilmente emozionato e con la massima attenzione e poi "Sono molto felice delle cose che hanno detto. I ragazzi sanno bene cosa tu fai per loro e non si dimenticano. Non si dimenticano. I veri premi di una carriera sono questi, grazie, grazie grazie."
Mercoledì 12 febbraio a due giorni dalla morte di Gianni pur non avendo cognizione di causa riferita ai tempi tecnici della sua degenza e della sua malattia, in cuor mio sapevo che poteva anche essere l'ultima volta che lo vedevo e che lo salutavo.
Come sempre è stato lui a chiedere a me come andavano le cose e a consolarmi per l'uno e per l'altro motivo. Era sempre lui che si preoccupava degli altri. Neppure la malattia, neppure una forte sofferenza lo aveva cambiato. Ci sono delle cose che non si scordano mai nella vita e l'ultimo sguardo di Gianni mercoledì scorso sarà una di quelle cose.
So già che da questa sera sarà li a farci da angelo custode per molto tempo... e in più so per certo che tutto quello che farò, dirò, penserò nel futuro avrà anche il suo marchio di fabbrica. Lo devo alla sua persona e ai tanti consigli gratuiti che mi ha regalato in questi anni. Lo devo a me stesso per la gratitudine e l'affetto che una persona così merita.
Grazie di tutto Gianni.
Mi mancherai molto.
Iscriviti a:
Post (Atom)