domenica 15 novembre 2015

SIAMO ALLE SOLITE: GLI ALLENATORI CHE SI OCCUPANO DI SETTORE GIOVANILE NON SONO CAPACI DI FORMARE GIOCATORI


Dopo un po' di tempo torno a scrivere sul mio Blog. Tutto da nasce dopo aver letto l'editoriale tratto dal sito pianetabasket.com in cui si parla di allenatori italiani che si occupano di Settori Giovanili e della loro difficoltà a creare giocatori pronti per giocare ai massimi livelli, soprattutto in Eurolega. Qui sotto trovate il pezzetto di articolo che vorrei in qualche modo commentare:

"... La realtà è che in Italia non ci possiamo permettere gli stipendi delle riserve del Barcellona, ma la realtà è anche che gli allenatori italiani delle giovanili non sanno tirare su ragazzi che da uomini saranno big man a prescindere se giocheranno a basket o meno. La prova del nove ce la dà il boxscore dell'Olimpia Milano. A far male alla formazione di Repesa, giovedì, sono stati un certo Miro Bilan, 26enne croato di 2,13 leggerino (neanche 100 chili, secondo la Wikipedia), Karlo Zganec, un ventenne 2,06 di belle speranze e Marko Arapovic, 19 anni accreditato di un taglia di 2,07.

Adesso arriva il mammasantissima (suo malgrado) Ettore Messina a resuscitare l'italico orgoglio e le pruderie di successo della FIP. Con un pizzico di tradizionale stellone e giocando in casa il Preolimpico, a Rio de Janeiro potremo anche andarci. Ma dietro la facciata c'è da affrontare subito - visto che i soldi per comprarsi le scorciatoie non ci sono più - il problema della capacità di reclutamento a cavallo tra il minibasket e l'agonismo degli esordienti. E basta con le favole degli slavi ben dotati dalla natura: non ci crede più nessuno. Basta camminare per le strade di Lubiana o Zagabria, incrociare per quelle delle città italiane i tanti immigrati che arrivano per vedere che sono alti e bassi, magri o grassi esattamente come noi. E se da un paese di 4 milioni di abitanti come la Croazia possono uscire per il Cedevita tre giovanotti di belle speranze che vengono a sbancare il Forum, da un paese di quasi 60 come l'Italia ne dovrebbero uscire tre solo per il roster milanese. Spiegateci il contrario."

Alcune premesse: Non sono un tifoso di Milano e quindi certo non devo difendere una realtà a cui spesso ho comunque mosso critiche per modalità operative quantomeno dubbie. Non sono un rappresentante del Sindacato degli Allenatori (Usap?) e non devo per forza difendere la categoria degli Allenatori del Settore Giovanile.

Fino a qualche tempo fa, in effetti, mi domandavo anch'io come potesse essere che a Milano non ci fossero dei giocatori di qualità fisica e tecnica nettamente superiori rispetto a quanto prodotto dai vivai milanesi?

Poi dal settembre del 2013 ho iniziato a frequentare in maniera più dettagliata e specifiche la città di Milano entrando nel merito di tutte le problematiche che questa città (e i suoi abitanti) vivono.

Allargo un po' il discorso... E' facile dire, beh in Croazia 4 milioni di abitanti esce un giocatore all'anno pronto per fare l'eurolega, in Lombardia 10 milioni di abitanti ne dovrebbero uscire almeno due all'anno. E' facile dirlo... mi sembra però una proporzione a cui mancano dei presupposti di valutazione che un giornalista dovrebbe avere e conoscere. Mi spiego meglio.

Ci sono due modi di affrontare la questione dello Sport completamente diversi. Non conosco bene la Croazia anche se in qualche occasione ho chiesto ad allenatori di squadre di Club com'era il loro programma settimanale di allenamenti e preparazione. Quando un allenatore delle giovanili del Cedevita ha la possibilità di allenare i migliori giocatori del proprio club 10-12 volte alla settimana con doppie sedute quotidiane di allenamento e preparazione fisica in accordo e con la complicità organizzativa e logistica della scuola di appartenenza, beh allora le cose s'iniziano già a capire. Se poi penso alla qualità degli impianti di queste Società, un'altro tassello è già stato piazzato. In ultimo se poi penso allo squilibrio enorme di investimento che queste Società fanno sui giovani (e sui loro allenatori) rispetto alla media delle nostre Società il gioco è quasi del tutto fatto.

In più. Milano.

A Milano c'è una impiantistica sportiva che è una cosa da terzo mondo... altro che città della Moda e dell'EXPO. Non esistono impianti che possano essere considerati tali e le poche palestre decenti sono prese ovviamente d'assalto dalle tante realtà sportive e amatoriale a tutti i livelli. A Milano ci sono tante (forse troppe) Società che stanno in piedi con il finanziamento delle quote dei giocatori e delle relative famiglie. Difficile trovare proprietà che finanziano il lungo periodo per costruirsi il futuro in casa. A Milano su un milione e trecentomila abitanti, quasi trecentomila sono stranieri. Questi le provenienze maggiori: Filippine, Egitto, Cina, Perù, Romania, Equador, Marocco. Del restante milione (di italiani) sono molte le persone e le famiglie che arrivano dal sud. E qui per la stazza fisica che non c'è una motivazione è anche questa.
In più, Milano offrendo comunque molto sotto tutti i punti di vista, culturale, sociale, ludico... di fatto spesso fa perdere di mira l'eventuale obiettivo di diventare un giocatore.
Per i pochi eletti, cioè quei ragazzi che hanno magari fisico, magari qualità, magari attitudine, spesso mancano dei percorsi formativi (progetti) di livello ben organizzato. Per cui spesso sei considerato un bimbo fino a 15-16 anni e i genitori, la stessa Società di appartenenza e altri fattori (scuola? amici?) non t'invogliano più di tanto a forza la mano (ricordiamoci i 12 allenamenti dei croati)... poi quando a 17 anni potresti anche essere una potenzialità, vieni inserito a fare il dodicesimo in prima squadra imparando benissimo a fare l'addetto ai 24 secondi o a tenere il punteggio nelle partite 5 contro 5 dei giocatori titolari ma ne il tuo allenatore della prima squadra si può curare più di tanto di te, perchè ha già i suoi problemi, ne il tuo allenatore delle giovanili ti può tenere sotto controllo perchè sei sempre da un'altra parte a fare allenamento e il buio e la tristezza scendono inesorabile sul futuro...

È chiaro che se a Milano ci fosse una Società  che facesse investimenti sul settore giovanile proporzionati al proprio budget, sarebbe più  facile parlare di una Milano fucina di talenti. In realtà  per motivi diversi, molti dei quali probabilmente non sono nemmeno conosciuti, non è  così.

Forse ho dipinto un quadro fin troppo negativo, ma quante potenzialità umane ci siamo giocati con le problematiche descritte qui sopra. Sotto un certo punto di vista è meglio nascere e crescere in periferia, dove forse tutto è un po' più ovattato, dove forse è più facile crescere sani e robusti e dove le persone (forse) hanno più tempo da dedicare a se stessi e non ai trasferimenti in tram o in metro da una parte e dall'altra della città.

         

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