martedì 24 novembre 2009

RUBRICA ALLENATORI DI BASKET GIOVANILE
MARCO GANDINI - ARMANI JUNIOR MILANO


Visto che spesso allenatori giovani mi chiamano (scrivono) e mi chiedono consigli utili per migliorare il modo di stare in palestra con i giovani giocatori (e visto che difficilmente sulle riviste specializzate si entra nel merito di questioni del genere) da oggi pubblico interviste ad allenatori importanti di settore giovanile. Di seguito trovere le loro risposte ad una intervista spedita nei giorni scorsi ai più importanti responsabili di settore giovanile in Italia. Per tutti coloro che hanno "fame" di pallacanestro giovanile ecco un nuovo inedito contributo.

Ringrazio in anticipo tutti coloro che in tempi brevi si sono già resi disponibili per questa iniziativa e anche a tutti quelli che lo faranno nel prossimo imminente futuro. Spero che questa iniziativa possa essere considerata come un piccolo contributo fattivo per migliorare il nostro movimento giovanile.


Un saluto.

Andrea Schiavi


Intervista a Marco Gandini (Responsabile Armani Junior Milano)

D: Cosa significa per te costruire un buon settore giovanile?
R: Costruire un settore giovanile di alto livello comporta in primis avere una struttura di reclutamento il più capillare e competente possibile per consegnare agli allenatori il miglior materiale umano possibile su cui lavorare. La struttura deve poi essere appoggiata da uno staff tecnico e medico di alto livello.

D: Che cosa non può assolutamente mancare per avere un buon settore giovanile?
R: E’ assolutamente fondamentale avere tecnici preparati ed aggiornati a livello tecnico e atletico.

D: Quali aspetti tecnici prediligi nel tuo modo d’insegnare la pallacanestro ai giovani atleti del tuo settore giovanile?
R: Vanno poste le fondamenta su cui i giocatori possano crescere e sviluppare il loro talento, quindi ritengo di assoluta e primaria importanza la conoscenza tecnica e tattica dei fondamentali.

D: Come riesci a far capire ai tuoi giocatori l’importanza di allenarsi sempre al massimo, di diventare ottimi atleti prima che buoni giocatori, l’importanza di una dieta specifica…?
R: L’educazione al diventare un atleta scrupoloso ed esigente con se stesso deve essere figlia dell’abitudine a pensare il proprio vivere il basket come un motivo di quotidiano miglioramento individuale : una persona con una cattiva educazione alimentare, una cattiva attitudine al lavoro, etc … non sarà mai un atleta di alto livello. E’ molto utile, a mio avviso, esibire ed esaltare gli atleti professionisti che possano considerarsi da esempio.

D: Nel tuo rapporto interpersonale con i ragazzi che alleni quale metodo pedagogico usi per ottenere sempre il massimo?
R: E’ difficile che un ragazzo giovane sia consapevole di quale possa essere il suo massimo, molto più facile è, secondo me, abituarli ad avere un atteggiamento fisico e mentale che, diventando abitudine durante il proprio percorso formativo, lo porti ad avere nei confronti dell’allenamento e della partita una predisposizione al massimo impegno.

D: Nella tua carriera di allenatore di settore giovanile la presenza di genitori e/o familiari (amici) ingombranti che hanno rappresentato un problema per il miglioramento dei giovani giocatori che allenavi ci sono stati? E se si in che in modo hai risolto la questione?
R: Mi sono capitati, come a tutti, genitori particolarmente problematici e con cattiva influenza sul miglioramento del proprio figlio. Ho sempre cercato di parlare con loro per renderli coscienti di come il loro comportamento potesse nuocere alla crescita del ragazzo …. poi tutto dipende dall’intelligenza delle persone.

D: Quali sono, secondo il tuo parere, i tre maggiori problemi per il basket giovanile in Italia e se vuoi dirci come faresti a risolvere questi problemi?
R: Il primo problema credo che sia culturale : si scommette poco sui giovani e quando lo si fa non si ha la pazienza di aspettarli, si hanno pochi progetti a lunga scadenza, si è troppo legati a livello di società sportive al risultato agonistico con il difetto di perdere in progettualità. Il secondo problema riguarda il percorso formativo dei ragazzi, che dovrebbe comprendere una ben più strutturata attività tecnico-atletica a livello di bambini U13 e U14 che dovrebbe avere come fine educativo quello di abituare il ragazzo all’assunzione di posture e gesti tecnici corretti che lo possa aiutare a costruirsi come giocatore nel suo futuro percorso formativo. Inoltre bisognerebbe avere un programma tecnico a livello nazionale per fare in modo che gli atleti che escono dai settori giovanili a 19 anni non vengano dispersi in situazioni tecniche di basso profilo ma possano proseguire, sotto l’egida della Federazione e dei club di proprietà, nel loro processo di crescita individuale.

D: Che consiglio daresti ad un giovane allenatore che voglia specializzarsi sulla formazione di buoni giocatori a livello giovanile?
R: Non avere fretta di guadagnare e saper scegliere prima di tutto e soprattutto all’inizio della carriera percorsi formativi in realtà di alto livello tecnico. E’ un lavoro che si impara stando a contatto quotidiano con allenatori più bravi e preparati. Riconoscere e capire l’importanza di saper insegnare i fondamentali con meticolosità e costanza e mettere sempre l’individuo giocatore e il suo miglioramento individuale sopra il risultato.

D: In ultimo qual è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello giovanile?
R: Il piacere che leggo negli occhi dei miei giocatori ogni volta che si rendono consapevoli di un loro miglioramento individuale. E’ un’emozione che nessuna vittoria a nessun livello ti può dare!!

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