martedì 24 novembre 2009

RUBRICA ALLENATORI DI BASKET GIOVANILE
FEDERICO DANNA - ANGELICO BIELLA


Visto che spesso allenatori giovani mi chiamano (scrivono) e mi chiedono consigli utili per migliorare il modo di stare in palestra con i giovani giocatori (e visto che difficilmente sulle riviste specializzate si entra nel merito di questioni del genere) da oggi pubblico interviste ad allenatori importanti di settore giovanile. Di seguito trovere le loro risposte ad una intervista spedita nei giorni scorsi ai più importanti responsabili di settore giovanile in Italia. Per tutti coloro che hanno "fame" di pallacanestro giovanile ecco un nuovo inedito contributo.

Ringrazio in anticipo tutti coloro che in tempi brevi si sono già resi disponibili per questa iniziativa e anche a tutti quelli che lo faranno nel prossimo imminente futuro. Spero che questa iniziativa possa essere considerata come un piccolo contributo fattivo per migliorare il nostro movimento giovanile.


Un saluto.

Andrea Schiavi

Intervista a Federico Danna (Responsabile Angelico Biella)

D: Cosa significa per te costruire un buon settore giovanile?
R: Significa costruire un ambiente nel quale giovani atleti, giovani tecnici, “giovani” dirigenti, genitori, ognuno al proprio livello, crescono sia sul piano dell’educazione sportiva sia di quella umana

D: Che cosa non può assolutamente mancare per avere un buon settore giovanile?
R: Chiari obiettivi, differenti da una società all’altra, per impostare e programmare l’attività.

D: Quali aspetti tecnici prediligi nel tuo modo d’insegnare la pallacanestro ai giovani atleti del tuo settore giovanile?
R: l’insegnamento del gioco attraverso il miglioramento dei fondamentali

D: Come riesci a far capire ai tuoi giocatori l’importanza di allenarsi sempre al massimo, di diventare ottimi atleti prima che buoni giocatori, l’importanza di una dieta specifica…?
R: Non solo ottimi atleti ma ottimi cittadini…..l’esempio di chi li ha preceduti, di chi ha “fatto strada” esempi interni, ragazzi cresciuti con noi, non Gallinari o Bargnani, ma ragazzi che giocano ad alto livello e hanno preso una laurea, ad esempio, attraverso l’impegno giornaliero e la serietà con cui hanno affrontato l’attività proposta

D: Nel tuo rapporto interpersonale con i ragazzi che alleni quale metodo pedagogico usi per ottenere sempre il massimo?
R: Non ho un “metodo pedagogico” scientifico.
Ho 35 anni di esperienza di allenamento con i giovani, ho lavorato con psicologi dello sport, ho lavorato all’interno della scuola elementare, media e superiore, ho fatto tutti i livelli di formazione della Fip. Ho allenato in serie A e ho allenato ragazzi paraplegici.
Dico questo perché penso che tutte queste esperienze, oggi, mi abbiano portato a dire che un istruttore giovanile debba essere esigente, forse duro, non accettare alibi e cattive abitudini che sempre più sono presenti nei giovani d’oggi. Deve essere giusto e coerente.

D: Nella tua carriera di allenatore di settore giovanile la presenza di genitori e/o familiari (amici) ingombranti che hanno rappresentato un problema per il miglioramento dei giovani giocatori che allenavi ci sono stati? E se si in che in modo hai risolto la questione?
R: Si, ci sono stati molti casi di genitori ingombranti, con figli viziati, figli che venivano ritenuti campioni senza esserlo, o genitori che hanno pensato che io non sia stato giusto con i loro figli. A volte avevano ragione a volte no. Spesso non è stato possibile risolvere il problema, spesso i figli non hanno raggiunto il proprio potenziale.
Altre volte si è risolto attraverso il dialogo. Non credo che la frase “ i migliori giocatori giovani sono “orfani” abbia senso. Penso che i genitori siano i primi responsabili dell’educazione e con loro si debba dialogare.


D: Quali sono, secondo il tuo parere, i tre maggiori problemi per il basket giovanile in Italia e se vuoi dicci come faresti a risolvere questi problemi?
R: 1) il passaggio tra il minibasket ed il basket è un problema. Si passa da un corso dove non esistono pretese e regole ad una squadra a volte trattata come se fosse composta da uomini.I minibasket dovrebbe essere anche scuola, istruzione, apprendimento, non solo gioco e divertimento, le prime categorie sono ancora, e sempre più, formate da ragazzini. Qui la soluzione non può che essere la formazione degli istruttori che saranno sempre più prepatati.
2) Il passaggio tra il campionato u19 e l’attivià senior: le regole attuali, nsieme al poco coraggio delle società e dei loro allenatori, fa si che solo i fenomeni giochino ad alto livello, la più parte dei forti ventenni fa il tappabuchi in qualche squadra senior o gioca in una squadra in cui l’allenamento ed il miglioramento non fanno più parte di valori cardine. Soluzione? Cambiare le regole, la struttura dei campionati, ma soprattutto la mentalità degli allenatori delle squdre senior
3) La scarsa comunicazione tra Fip , SSN con i loro tecnici, e le società di base soprattutto. I tecnici federali dovrebbero girare tutto l’anno e visitare i settori giovanile delle società di base.

D: Che consiglio daresti ad un giovane allenatore che voglia specializzarsi sulla formazione di buoni giocatori a livello giovanile?
R: Prepararsi, studiare, aggiornarsi, andare a rubare il mestiere a qualche allenatori di cui si ha stima, stare con i giovani è un impegno importante, bisogna essere preparati oltre le qualifiche e gli obblighi

D: In ultimo qual è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello giovanile?
R: è il più bel lavoro che possa immaginare, vedere un giovane che, anche grazie a te, cresce, dà soddisfazioni impagabili; vedere una squadra che cresce con mentalità e valori vicini a quelli del suo coach e che questo, senza scorciatoie, porta a raggiungere risultati importanti è la più grande soddisfazione che, professionalmente, si posssa immaginare

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