venerdì 23 marzo 2007

QUALE FORMAZIONE PER GLI ALLENATORI ?


Ogni estate in un paio di località in giro per l'Italia si radunano un po' di aspiranti allenatori per poter da una parte progredire nel proprio bagaglio tecnico facendo aggiornamento, dall'altra poter acquisire i diritti buorocratici per sedere in panchina nelle varie categorie dei campionati nazionali.


In pratica cosa succedete:

1) Iscrizione al corso allievo allenatore, due anni di praticantato (solo assistente) e poi libera professione nei campionati giovanili fino alla serie C/2 con la tessera di Allenatore di Base.

2) Due anni di corso di un paio di settimane ciascuno per passare da Allenatore di Base ad Allenatore (per panchine C/1 - B/2)

3) Infine un altro corso di una settimana per passare ad Allenatore Nazionale (dalla Serie A in giù).

Nella foto allegata, potete vedere i miei compagni di corso al primo anno di Bormio per dieventare Allenatore. Tante le facce conosciute e "famose"... Da Jack Arrigoni padre padrone delle Canottieri Milano, ai due Fioretti, Flavio di Cantù (vice a Cantù in A/1) e Mario (vice a Milano). Maurizio Mosti, capo allenatore fino a qualche settimana fa a Como in B/2, Bettarini di Udine, Max Bardotti di Milano, Marco Carraro all-around a Tradate, per finire a Romano Pagani vice di Vescovi al Campus in C/1.
Insomma un bel gruppetto di gente appassionata che per 15 giorni ha vissuto di pane e basket. Ah, dimenticavo... io sono il primo a sinistra!!

Ma quale formazione è meglio costruire per i giovani istruttori e allenatori?
Sono dell'idea che sia negativo frequentare i corsi in maniera scolastica e senza la necessaria gavetta sul campo. A mio modo di vedere non dovrebbe essere permesso a chi non ha vissuto sul campo un determinato numero di anni (almeno 5 o 6 tra Allenatore di Base e Allenatore) passare alla qualifica successiva. Già sono stati fatti passi avanti con i due anni di praticantato, obbligatori per gli allievi allenatori, ma terrei il principio anche per gli Allenatori di Base. Chi non ha cinque, sei anni di lavoro in palestra non può andare avanti. Mi sembra semplice e sopratutto mi sembra che possa essere uno strumento deterrente alle ascese troppo frettolose che alle volte creano delle altrettanto cadute rovinose.

Di contro però ci dovrebbe essere da parte dei vari CNA regionali la necessaria convinzione per collaborare fattivamente alla maturazione di questi giovani allenatori con riunione e impegni cadenzati nei primi anni della carriera di allenatore. Più formazione locale, più motivazione a migliorare il proprio bagaglio, meno paura dei tirocinii, meno paura del giudizio dei capo istruttori.

Ho vissuto il corso di Bormio, essendo uno dei più vecchi di tessera presenti a Bormio. L'ho certamente vissuta con l'esperienza maturata in 15 anni di onorata palestra. Questo mi ha avvantaggiato decisamente. E' più importante ritrovare ai corsi quello che viene vissuto in palestra fino al giorno prima, potendola comprendere, avvallare e farla propria, oppure ripetere in maniera scolastica e a memoria la lezione del maestro??

Sono per una formazione mirata e condivisa. E' come allenare una squadra. E' meglio allenare una squadra una settimana al mese per 8 ore al giorno oppure fare allenamento tutti i giorni per due ore??

In più adesso vi dico l'ultima... bella grossa!
Abbiamo imparato dal calcio (e già questa è una cosa che segnala la pochezza del fondamento) che quelli che giocano ad alti livello saranno certamente dei buoni allenatori. Infatti sempre il regolamento del CNA prevede per quelli che hanno vestito la maglia azzura per numero X di partite il salto a piè pari dei corsi propedeutici. Questa è vermanete una roba che non sta in piedi! Ma chi l'ha detto! Oltretutto si crea un meccanismo perverso per cui i già citati grandi giocatori che hanno fatto grande carriera, la facciano anche sulle panchine delle squadre di serie A senza fare la necessaria gavetta e senza avere quella esperienza necessaria per cambiare il proprio ruolo.

Mi spiace ma questa è oligarchia, nel senso etimologico più stretto del termine (supremazia di pochi).

Nessun commento: