domenica 15 marzo 2009

BASKET E VIOLENZA. DALLE PAROLE AI FATTI


Dopo che Enrico Ragnolini (Presidente del Comitato Regionale Lombardo) ha lanciato l'appello a tutti gli operatori della Pallacanestro a tutti i livelli contro la violenza nel Basket (articolo che si può leggere QUI) sono stati molti i siti internet o i forum in cui sono state spese parole contro la violenza e contro atti che non hanno nulla a che fare con l'ambito sportivo in cui operiamo.

Naturalmente anche il sottoscritto (per quello che può contare) condanna l'evento, stigmatizza episodi gravi che sfociando in violenza e che di fatto danneggiano tutto il movimento. Non esiste alzare le mani, non esiste picchiare arbitri, giocatori, avversari... Queste cose non devono esistere. E' chiaro e lampante!

Non volevo scrivere nulla sull'accaduto, non per sottacere un fatto importante, ma perchè mi rendo conto di essere il primo a sbagliare in certi atteggiamenti "negativamente brillanti" in singoli episodi di lunghe stagioni piene di fatti, partite, emozioni... e quindi non sono certo la persona più adatta a fare la così detta "predica".

Però dopo diversi giorni dal fatto e dopo diverse prese di posizioni in merito, l'ultima delle quali la trovate QUI inizio ad avere i crampi allo stomaco, quando da un fatto concreto e circoscritto s'iniziano a fare i processi alle intenzioni. Questo non mi sta bene, sopratutto quando viene presa di mira gratuitamente la categoria degli allenatori.

Se un allenatore ha un atteggimaneto sbagliato, va punito quell'atteggimaneto e vanno presi gli opportuni provvedimento per quella persona specifica, non per tutti gli allenatori in generale. Se un allenatore arriva ubriaco ad una partita, non tutti gli allenatori sono degli ubriaconi. Questo semplice concetto putroppo alle volte sfugge.

Non sono le categorie (allenatori, dirigenti, giocatori, arbitri, genitori...) ad avere la ragione o il torto dalla loro parte. Sono soltanto le persone a distinguersi per episodi positivi o negativi.

Non sono gli allenatori delle giovanili, anche quelli più aggressivi o "vincenti" (come recita l'articolo a firma Staff APG) ad avere l'esclusiva dei "disturbatori" o dei "picchiatori" o chissà cos'altro. Tra l'altro ci sarebbe da ridire a questo punto su certi atteggiamenti anche di allenatori che hanno vestito o che vestono proprio la maglia azzurra, quindi... lascerei perdere.

Sarebbe facile fare i nomi di dirigenti feferali, dirigenti di società, anche degli stessi dirigenti o istruttori facenti parti di staff CIA, insomma di persone altolocate al di sopra di ogni sospetto che alle prese con il problema di turno, saltano per aria e mutano il finto bon-ton a atteggiamenti poco razionali e a comportamenti che nessuno mai si aspetterebbe da loro.

Proprio per questo motivo (qualcuno più famoso di me disse: " se qualcuno è senza peccato scagli la prima pietra") lascerei proprio stare a suddividere in categorie i buoni e i cattivi. Ci sono 99 genitori perfetti e un cretino. Ci sono 99 arbitri perfetti ed irreprensibili e uno cretino. Questo è il mondo.

Diciamo che nella vita ci sono mille possibilità d'incontrare fatti e persone e se in quel momento incontri la persona sbagliata al momento sbagliato e nell'ambito sbagliato, probabilmente avvengono fatti del genere che è giusto criminalizzare, ma anche che è giusto circoscrivere a eventi particolari.

Non vado oltre. Mi sembra di essere stato chiaro. Non criminalizziamo categorie di persone perchè altre persone della stessa "categoria" commettono degli errori... anche perchè tutti nella nostra vita siamo sia figli, sia genitori, sia giocatori, sia arbitri, sia giudici, sia allenatori, sia... ubriaconi...

Notte.

2 commenti:

Raffaele ha detto...

Caro Schiavi,
mi sembra che il timbro della tua nota è un po' doroteo. Hai ragione non esistono le categorie ma le persone, ma da qualche parte si deve iniziare a ragionare ed ognuno lo dovrebbe fare all'interno della propria realtà. Noi da allenatori dobbiamo iniziare da noi stessi ed in fretta prima che la misura si colmi. Oggi regna una diffusa maleducazione tra i coach ed è il caso che se parli apertamente. Io ho espresso il mio modesto parere sul sito basketincontro poi ripreso dall'APG. Dobbiamo noi proporre cose che limitino le possibilità di comportamenti non educati, Introdurrei a livello giovanile la regola del volley che consente al coach di parlare solo durante i time out, inviterei a controllare le espressioni che partono dalle panchine. Un commisario provinciale del CNA per le partite delle giovanili? Un limitare il rinnovo delle tessere gare in base ai provvediemnti disciplinari subiti, un invito alle società a controllare il comoprtamento dei propri tesserati, ... Non lo so se tutto questo è giusto ma non possiamo solo alzare retoriche difese sindacali.

Raffaele Imbrogno

Aesse ha detto...

Raffaele innanzitutto grazie del messaggio.

Come al solto ragionerei al contrario. Mi spiego:

Perchè non premiare l'allenatore di turno che adotta fair play in qualche occasione particolare. Perchè non far emergere i molti allenatori che con passione e dedizione si occupano dei giovani in modo positivo sparsi per l'Italia. Perchè non rendere degli sconti sulla tessera CNA a chi non ha provvidimenti disciplinari nella propria carriera da coach. Perchè non premiare con punti di credito chi negli anni tra un passaggio tra una tessera e l'altra (Allenatore di Base - Allenatore per esempio) non incorre in tecnici o espulsioni...

Perchè fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce??

Cerchiamo di esaltare quello che di buono il mondo del basket produce ogni giorno. Cerchiamo di vendere il nostro prodotto al meglio, altrimenti andando avanti di questo passo ci ritroveremo superati presto dal rugby o da altre discipline sportive (secondarie) nei numeri dei praticanti giovanili.

Detto tutto questo, confermo come scritto nel post che se c'è qualcuno che sbaglia e giusto che paghi, senza nessuna difesa sindacale... allenatore, giocatore, dirigente, arbitro o genitore che sia...

un saluto.

andrea