mercoledì 22 ottobre 2008
LETTERA A FRANCO MONTORRO DIRETTORE SB
Questo l'articolo apparso nell'editoriale del Direttore Franco Montorro sulla rivista specializzata Superbasket di martedì 7.10! Potete leggere la parte di articolo cliccando sull'immagine.
Ho scritto a Superbasket che nella propria pubblicazione uscita martedì 14.10 ha pubblicato la mia lettera, nella parte dedicata alle lettere al Direttore:
Per Franco Montorro:
Le rubo solo due minuti. Ho letto con attenzione le sue considerazioni nella rubrica FM Stereo riguardante Maofredi, pardon Maifredi.
Inutele dirle che per la maggior parte delle cose (per quello che può contare il mio parere) sono d'accordissimo con lei. Però i punti 7) "Abolizione di ogni forma di agonismo sopra i 14 anni" e il punto 11) "Creazione di un grupo di studio per affrontare il problema dell'abbandono della pratica nel passaggio dal Minibasket" sono a mio parere uno la risposta dell'altro.
Di fatto in Italia alcuni allenatori e dirigenti federali (o ex federali) benpensanti hanno già introdotto norme e regole per cui fino a 14 anni non ci sono ne finali nazionali ne è possibile fare attività di alto livello. Ma il problema dell'abbandono dei ragazzini che escono dal Minibasket in gran parte è anche proprio questo.
Il calcio... ma anche la pallavolo o altre discipline sportive così dette minori a 14 anni fanno attività agonisitica (anche ad alto livello) in cui il confronto delle parti vivifica la passione. Noi invece pensiamo di preservare il fisico, la mente e non cos'altro cercando di far vivere i nostri giovani atleti come Diogene in una botte.
A mio perere non è certo così che si può migliorare. Facciamo sperimentare ai nostri giovani il miglior basket possibile, lasciamo vivere la loro passione per la pallacanestro fino in fondo, senza tarpari le ali di chi vuole volare e non può farlo perchè dall'alto tengono le gabbie chiuse.
Grazie dell'attenzione.
Andrea Schiavi
Risposta di Franco Montorro:
Correggo il tiro e provo a spiegarmi meglio e in maniera chiara e definitiva. Io sono contrario all'esasperazione tattica nei campionati giovanili ed anche all'estremizzazione del tifo, già presente nei genitori, nei tornei giovanili. Siccome mi risulta che moltissime spiegazioni ai perchè dell'abbandono possano essere sintetizzate dal "Ci stressano con la difesa", senza più estremizzare una mia provocazione, vorrei allora dire: si, si giochi per vincere, va bene, è sempre scuola. Ma che si torni a farlo dopo che gli istruttori la finiscano di mortificare la bellezza del gioco, che sopratutto a quell'età, è libertà e attacco.
Ringrazio Montorro della risposta, non pretendevo tanto. Chiaramente non rispondo più direttamente a lui, ma pubblico tutto sul Blog per agevolare eventuali altri discussioni.
C'è a mio parere una enorme differenza tra dire: "Abolizione di tutta l'attività agonistica fino ai 14 anni" e invece: "L'esasperazione agonistica è dannosa". Chi non è d'accordo che nei campionati giovanili l'esasperazione non deve proprio esistere. Tutti lo siamo. Spero.
Il problema però è proprio questo. Qualche allenatore o dirigente "garantista" nel recente passato ha però stabilito che per non arrivare a giocare partite giovanili dove potrebbe eventualmente presentarsi il problema di avere persone (allenatori, genitori, dirigenti) che potrebbero esasperare gli animi dei giovani giocatori, togliamo tutte le competizioni di un certo livello fino ai 14 anni.
E' come dire: siccome c'è qualche patentato che supera i limiti di velocità, nessuno può più viaggiare in macchina. Tutti in bicicletta.
Mi sembra una forzatura bella e buona. Mi sembra uno storpiamento della realtà. Queste persone (allenatori, dirigenti, genitori) che potrebbero esasperare i giovani giocatori ad un ruolo e ad una importanza della posta in palio che va oltre la normale misura, ci sono lo stesso. I danni che vengono fatti sono comunque visibili tutti i giorni sui campi da basket in giro per l'Italia.
La procedura per eliminare e cercare di limitare questi atti non è togliere e mortificare i campionati giovanili fermandoli alle fasi regionali, ma isolando le persone fautrici di queste azioni poco educative con dei controlli o con dei paletti imposti dalla FIP.
Qualche esempio per limitare questi abusi. Togliere la possibilità di vincere le partite con più di 30 punti di scarto. Non è una mia idea, in francia esitono già le partite che vengono finite di giocare fino al quarantesimo, ma vengono sospese nel punteggio se una squadra supera i 30 punti di scarto. Nel prossimo mese di dicembre a Treviglio durante il Memorial Carminati (categoria Under 13) proveremo a mettere in pratica questa regola: se una squadra sopra di 30 fa canestro, anche alla squadra avversaria sotto nel punteggio verrà aggiunto un canestro automanticamente, assegnandolo al capitano. Se invece realizza un canestro la squadra sotto nel punteggio, il punteggio continua normale con una differenza di 28 punti. Mi sembra un modo semplice e chiaro per dire a tutti: non serve esasperare, serve insegnare divertonsdosi e facendo divertire.
Un secondo esempio per poter intervenire in maniera sensata su questi abusi che portano molto spesso ad abbandoni precoci della attività sono le valutazioni e gli incentivi che la FIP può fare sul numero dei tesserati di ogni Società.
Mi spiego: premiare e agevolare con risorse economiche o con sconti su tasse gare o contributi di tesseramento le Società che hanno più di un tot di tesserati, mi sembra un dovere per una Federazione che deve si salvaguardare i proprio bilanci, ma che deve anche farsi carico di realtà che per numero di persone troppo elevato, molto spesso chiude le porte a ragazzi e giovani giocatori che non trovano spazio da nessuna parte.
Di fatto molto spesso per un ragazzino che si avvicina al basket tardi, diciamo dopo i 14/15 anni è praticamente impossibile trovare una collocazione.
Invece la FIP spesso premia chi vince i campionati provinciali o regionali... senza dare nessun tipo di gratificazione a chi invece pur non vincendo nessun campionato crea un movimento importante di persone intorno alla pallacanestro.
La meritocrazia che in questi ultimi anni sta prendendo sempre più piede dopo Moggiopoli, viene troppo spesso fatta soltanto a favore di chi vince, non tenendo conto delle differenze.
Se la FIP investisse in risorse economiche a favore delle Società in difficoltà tutti i soldi che ogni anno vengono spesi per effettuare le premiazioni sportive dei vari Comitati provinciali in ogni comitato periferico, avremmo già risolto molto...
Terza e ultima proposta concreta per evitare l'esasperazione e mantenere il così detto "sano agonismo". Ogni comitato provinciale ha un suo referente CNA che conosce vita, morte e miracoli di tutti i propri allenatori della provincia. Spesso avendoli formati lui stesso nei vari corsi territoriali. E allora è semplice dare mandato a queste persone di una funzione di controllo e di verifica che ogni allenatore compie nell'esercizio delle proprie funzioni. Non possiamo paragonare questa cosa alla scuola, perchè anche in quell'ambito i problemi sono tanti, ma più semplicemente ad una azienda. Ogni allenatore (come in una azienda) ha una suo referente territoriale a cui deve comunque rispondere in caso di segnalazioni o eventualmente in caso conoscenza diretta di problematiche. Non mi sembra poi così difficile.
Consideriamo anche che le "teste matte" non sono poi così tante. C'è molta gente che fa il proprio lavoro, anzi meglio, che svolge la propria passione in silenzio e con grandi capacità senza neppure avere nessun tipo di riconoscimento. E' a queste persone che dobbiamo puntare e con loro che dobbiamo far ritornare a crescere il nostro movimento.
Ho finito. Forse sono stato un po' lungo. Però era tanto che non scrivevo...
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1 commento:
Sono d'accordo nel ripristinare il campionato Under14 con finali nazionali, ma non credo che il suo troncamento a livello regionale sia un motivo valido di abbandono per un ragazzo.
Mi piace molto l'idea del limitare il punteggio in caso di scarti di +30. Purtroppo i problemi di agonismo esasperato si vedono molto spesso quando la partita e' ancora aperta.
Gli enti di promozione sociale possono aiutare a dare una risposta all'abbandono sportivo.
Luca
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