sabato 10 maggio 2008

RICEVO E PUBBLICO MESSAGGIO DA TRIESTE

FRANCO CUMBAT FA SENTIRE LA SUA


Ciao Andrea, io penso che ci siano troppe menate con questo basket al giorno d'oggi. Il problema agonismo non è nei ragazzi ma nei genitori e magari negli Allenatori. Io li farei giocare più finali possibili. Per esperienza ho visto che i ragazzi se già a 10-11 anni fanno un'attività seria, giustamente intensa, fatta di tornei importanti magari internazionali, prendono subito la strada giusta e hanno un "timbro" indelebile nel futuro. Che li prepara già a nuove sfide vere.

Io lavoro da sempre a Trieste e giochiamo molto con sloveni e croati. Loro se ne sbattono di canestri piccoli, palloni piccoli, far giocar tutti. Loro arrivano a Trieste a giocare e giocano in 6-7 gli altri panca e genitori muti altrimenti stanno a casa.

E sappiamo che giocatori tira fuori la scuola slovena e croata. per cui facciamoli giocare il più possibile con le squadre più forti possibile, già a 12 anni. Io sto gestendo un buon Settore Giovanile e giochiamo tanto, il più intensamente possibile, dagli Aquilotti agli Under 17, e i frutti si vedono. L'unico problema è la gestione genitori. Con cui sono in lotta continua ma a cui non cedo nulla. Chi non vuole se ne vada pure, dove vuole e quando vuole.

Franco Cumbat
Azzurra Basket Trieste


Ospito volentieri sul mio Blog il pensiero di un personaggio storico del circuito PSG, nonchè istruttore nazionale di valore assoluto, da diversi anni responsabile dell'Azzurra Trieste. La Società friulana si è sempre distina nel passato per la grande determinazione nel fare e gestire l'attività giovanile dal minibasket fino alla categoria Under 17. Molti i tornei e le manifestazioni a cui l'Azzurra Trieste partecipa con le prorpie squadre. Molti sono anche gli attestati positivi sia a livello concreto di risultati (vedi recentemente la splendida partecipazione del gruppo 93 alle scorse finali nazionali di Bormio 2007) sia anche per una super attività minibasket e fasce basse che per una città di storia e tradizione come Trieste è certamente un bel segnale.

Riguardo al problema dei genitori che possono a volte influenzare negativamente le possibile scelte politiche delle Società sportive penso (e spero) che il giudizio dei figli influenzi in maniera determinante anche il parere dei genitori.
In poche parole, se un ragazzino di 13, 14, 15 anni vive in armonia e in allegria la sua attività sportiva, dando tutto se stesso, facendo capire ai propri genitori con il buon umore e con la responsabilità e la condivisione all'impegno, che quel tipo di attività, fortifica e migliora la propria qualità delle vita, il parere ed il giudizio dei genitori, non penso possa differenziarsi molto da quello del proprio pargolo.

E' chiaro invece che se già ad una attività molto impegnativa e dispendiosa a livello di tempo speso e di energie fisiche mentali prodotte, si somma anche un giudizio negativo (del ragazzo) sia sul tipo di attività (magari poco divertente), sia sul rapporto con il proprio allenatore (magari poco attento alle esigenze personali, con spesso atteggiamenti subdoli e inutilmente autoritaristici), non "vedendo" in aggiunta un obiettivo chiaro e motivante dalla Società sportiva di appartenenza, l'aria allora si fa pesente e le scelte di oguno diventano inesorabilmente egoistiche, salvaguardando in primis il proprio tornaconto e non quello del bene comune della squadra e di conseguenza anche della Società.

Quindi a mio parere Franco non dovrebbe litigare con i genitori che si permettono di muovere critiche sulla attività della Società, ma con più senso pratico e alle volte con un esame di coscenza approfondito si dovrebbe domandare perchè arrivano critiche o pareri negativi per delle scelte che sulla carta dovrebbero raccogliere solo consensi??

Mi permetto di dire queste cose perchè il più delle volte che incontro un problema di gestione con la mia squadra (e il discorso varrebbe un po' per tutti gli ambiti, scuola, lavoro, famiglia...) il cambio di veduta del problema risolve alla base il problema stesso. Spesso ci ostiniamo a far passare il concetto del nostro "IO" perdendo per la maggior parte delle volte il miglioramento che gli altri ci "offrono" con i loro atteggiamenti, anche se a volte magari bruschi e all'apparenza poco gradevoli.

Per l'altro discorso relativo alle finali e ai tornei sempre più competitivi, chiaramente Franco (che ringrazio per l'intervento) sfonda una porta aperta affidando il proprio messaggio al sottoscritto.
Fare attività di un certo livello è la base per poter progredire in maniera repentina. Effettivamente negli ultimi anni il "sistema" sta cercando di svilire il confronto, reprimere le differenze e castrare le qualità individuali. Più meritocrazia è la sfida del nuovo millennio. Tutti lo sanno e persino ai vertici del nostro paese stanno iniziando a pensare come fare ad esaltarla...

Esorto quindi Franco a perpetuare nei canali istituzionali che lui ben consoce, nelle prossime settimane e anche nei prossimi mesi, questa voglia di riscatto che i giovani hanno nei confronti di una politica giovanile che assomiglia più a quella contenuta negli atti costitutivi di associazioni come CSI, PGS o UISP (senza nulla togliere a queste benemerite associazioni) piuttosto che in quella della FIP, che grazie al riconoscimento del CONI dovrebbe organizzare sport per tutti, diversicando i contenuti e dando tutto a tutti con le giuste modalità e differenze.

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